Vent'anni in venti righe

Era l’estate dell ’89 ed io ero seduto in uno sperduto parco giochi in uno sparuto paesino di montagna, accanto a me una ragazzina con la coda di cavallo e gli occhi dolci, la sera fresca e l’eco di una canzone.
La voce di Bryan Adams giungeva dal baretto in fondo alla piazza e mi ricordava La mia iniziazione alla chitarra, "played ‘till the fingers bleed, it was the summer of ’69". 1969, l’estate in cui nacqui.
Mentre strimpellavo lei mi guardava, e così mi venne bene la prima frottola. Il concerto degli U2. Quello grosso e memorabile, a Modena. Ad un certo punto Bono chiese se qualcuno, tra il pubblico, sapeva suonare la chitarra.
Indovina chi raccolse quel braccio teso nell’invito a salire sul palco?
Bum! Dicevano i miei occhi cercando di non tradirmi, mentre lei mi ascoltava rapita. Perché le abbia detto questo, poi, non lo so. Finimmo la nostra chiacchierata nel campeggio dove passava la vacanza con la famiglia, e lei si zittì completamente di fronte a una scassatissima canadese in cui dormiva col fratello. "Entra, ma stai in silenzio" mi diceva, e mentre ci baciavamo pensai che era la mia prima volta con una ragazza, mi sforzai di non pensare alle sue labbra rosse, al suo viso lentigginoso, al suo seno nascente. Con la coda dell’occhio osservavo il fratello assopito nel sacco a pelo, un ragazzo biondo cui avevano iniziato a crescere i primi peli di barba sul viso. Fu in quel momento che non ce la feci più e le dissi piano "non posso, sono omosessuale".
Bum! Dicevano i suoi occhi. Ma era la verità. Lo scoprii a vent’anni, in quell’estate dell’89.

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